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ITINERARI INSOLITI

LAGO d’IDRO e BAGOLINO – GIORNATA INTERA

 

Il lago d’Idro, tra i  laghi bresciani è il più piccolo e spesso un po’ snobbato.
Ha la sfortuna di essere vicino al rinomatissimo Lago di Garda che “ruba parecchio la scena”, ma considerando la breve distanza, perché NON fare una capatina? È una zona dal grande interesse naturalistico, storico e artistico.

Si chiama anche Eridio ed è un gioiellino incastonato nelle verdi montagne della Valle Sabbia. È alimentato dalle acque del fiume Chiese, che ne è anche l’emissario.
Qui ci sono paesi di origine medioevale, dalle chiese e dalle fortezze militari che si affacciano sulle sue sponde, un tempo villaggi di pescatori, che hanno mantenuto inalterata nel tempo la loro bellezza con strade strette e ramificate, porticati e cortili.

Molte le testimonianze di un passato storico ricco e importante.

IDRO (capoluogo)

La Pieve o chiesa di Santa Maria ad Undas è situata nella frazione di Pieve Vecchia, nei pressi delle rive del Lago d’Idro. Proprio alla vicinanza alle sponde del lago si deve infatti il termine ‘ad Undas’, letteralmente ‘sulle onde’. L’edificio attuale non è la prima chiesa, probabilmente andata distrutta durante il 1200, anche se alcune parti della struttura, come l’abside, vengono fatte risalire a questo periodo. La chiesa presenta un impianto a capanna, ad aula unica, con muratura esterna a vista e dotata, sul fianco destro, dell’accesso principale, dato che la facciata risulta oggi priva di aperture.L’interno è ad aula unica, con affreschi risalenti al XV-XVI secolo e due altari laterali. Il presbiterio, rialzato, è definito interamente dall’abside semicircolare, risalente alla struttura preesistente della chiesa. L’altare in muratura è unico nel suo genere. Non si conoscono testimonianze in merito all’artista o alla committenza dell’opera, ma la datazione viene fatta presumibilmente risalire alla metà del Quattrocento. Il dipinto che sovrasta l’altare è strutturato a polittico e, nella sua parte centrale, raffigura la Vergine in trono con Bambino e quattro santi. A fianco della chiesa, sul lato sinistro, vi sono una piccola sagrestia ed il campanile.

La Chiesa Parrocchiale di San Michele è un “tempio dell’intaglio ligneo” risalente alla prima metà del Settecento; opera dei fratelli Boscaì Francesco e Giovan Battista. Preziosi la cantoria, il crocifisso cinquecentesco e un magnifico ciborio.

BAGOLINO

Il Comune di Bagolino interamente in zona montagnosa, è il più vasto comune della provincia. Quando si dice Bagolino si dice formaggio Bagoss. Un prodotto tradizionale molto apprezzato e prodotto esclusivamente all’interno del Comune di Bagolino, da cui trae origine il nome.Bagolino, è, però, famoso anche per un altro avvenimento che ricade ogni anno: il suo caratteristico carnevale. Un momento di festa e di divertimento che è ormai un punto di riferimento per tutta la Val Sabbia e che richiama un gran numero di turisti nei giorni della manifestazione.

Ma cerchiamo di tracciare un itinerario artistico, andando a visitare la Chiesa Parrocchiale di San Giorgio e la Chiesa di San Rocco.

La Chiesa di San Giorgio


I lavori subirono un rallentamento durante la peste del1630, così la chiesa, nonostante fosse affrescata da Palma il Giovane in alcune parti della navata e certi altari fossero già collocati, presentava ancora la volta del presbiterio e il catino absidale incompiuti. I lavori proseguirono dopo la peste, e nel 1636 la chiesa fu completamente terminata. Il "Duomo" di Bagolino sovrasta dall'alto il paese che sembra tutto raccolto ai suoi piedi a semicerchio (le due estremità del cerchio si ingrossano e formano i due quartieri: Visnà dalla parte destra della chiesa e Cvril dalla parte sinistra). La facciata, massiccia, è a capanna, scandita da un elegante pronao formato da sette archi.

L'INTERNO

L'interno si presenta come un grande vano a botte liscia illuminato da otto finestroni. Si hanno contemporaneamente una sensazione di vasto e monumentale, accentuata anche dalle quadrature architettoniche di Sandrini e Viviani, e una sensazione di raccoglimento e sacro, creata dall'unica navata e dagli alti nicchioni laterali.

GLI AFFRESCHI

Notiamo immediatamente la volta affrescata, secondo il gusto e le strutture tipiche del XVII sec., di cui Tommaso Sandrini (1575 - 1630), caposcuola delle quadrature in Brescia, è l'autore.

L'organo, posto in cantoria è opera dei fratelli Serassi.                                                                                                                                             

Le quadrature della volta dell'abside e del presbiterio furono eseguite da Ottavio Viviani, dopo la morte dei precedenti artisti a causa della peste del 1630.

Il 3° nicchione di sinistra è famoso per la Madonna di S. Luca: l'altare è detto anche del S. Rosario perché la pala è circondata dai 15 misteri. Le pareti affrescate da Palma il Giovae. La soasa è il capolavoro di Giacomo Faustini, intagliatore della bassa bresciana che non può reggere il confronto con i Boscaì, più validi e famosi, suoi contemporanei intagliatori lignei.

La Chiesa di San Rocco
La parte più antica della chiesa è il presbiterio che racchiude un ciclo di affreschi di Pietro da Cemmo:  un suggestivo aspetto scenografico di quella costruzione gotica quattrocentesca che appare come una tenda aperta su un immenso scenario, ove sono rappresentati in geniale forma figurativa ed in collegamento logico, i due principali avvenimenti storici mediante i quali si attuò la Redenzione umana: "l'Annunciazione e la Crocifissione":
Alla destra dell'arco d'ingresso è dipinta la Vergine Annunciata (Mater Dei); a sinistra l'arcangelo Gabriele annunciante (Procurator Dei).
Il pittore teologo dipinse stupende figure di Sibille, ispirate, si direbbe, ai ritratti delle dame più illustri delle famiglie principesche italiane del suo tempo.
Gli Evangelisti, come storici del Nuovo Testamento, costituiscono un ideale, collegamento tra Annunciazione (Mistero Prologo) e la grandiosa Crocifissione, che occupa tutta la parete di fondo.

LAGO d’IDRO: la Rocca d’Anfo (visita con guide interne).

Da sempre zona di confine la Val Sabbia ha sul suo territorio i resti di fortificazioni militari talvolta risalenti al periodo della Repubblica di Venezia, il cui più celebre esempio l’imponente Rocca d’Anfo; si tratta di un complesso militare fortificato fatto costruire dalla Serenissima nel XV secolo ad Anfo, col fine di controllare quello che all’epoca e successivamente per molti secoli, sarà il confine tra Venezia e le terre del vescovo principe di Trento.

Successivamente fu ristrutturata nel 1800 per volere di Napoleone. Venne utilizzata anche dal generale Garibaldi nel 1866 durante la battaglia di Monte Suello. Quel confine sarà, eccezion fatta per l’occupazione francese di inizio XIX secolo, terrà di “limes” fino alla conquista italiana del Trentino nel 1918. La Grande Guerra qui ha lasciato tracce pesantissime poiché la Val Sabbia si è trovata posta nel cuore degli scontri con gli austriaci.

Da allora la Rocca ha perso rapidamente la sua importanza strategica per restare un monumento all’ingegneria militare, oggi visitabile dai turisti.                                                                                                             

 

Vedi sito ufficiale della Rocca d’Anfo.

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LA VIA DEL FERRO – GIORNATA INTERA

Questo itinerario si snoda attraverso la Val Trompia e la Franciacorta. La Valtrompia è stata per secoli l’indiscussa capolista della fiorente attività della lavorazione del ferro.
In quest’ottica, la Via del Ferro, rappresenta l’itinerario ideale per scoprire i segreti e l’identità della tradizione siderurgica che in Valtrompia ha trovato la propria sede ideale.

Incontro con la guida a Brescia centro (o altro luogo da definire) e ci si dirige verso la Val Trompia, per andare a visitare la Miniera Marzoli di Pezzaze, aperta al pubblico dal dicembre 1999, (era stata abbandonata nel 1972) e quindi il Museo del Mondo del Minatore e il Museo dell’Arte del Ferro.   (Ingresso a pagamento)

Si entra nel cuore della miniera, con un opportuno equipaggiamento e a bordo del trenino del minatore; dopo di che, si percorre a piedi un anello di circa seicento metri, lungo gallerie opportunamente allestite, per scoprire le tecniche di estrazione della siderite.

Visitare la Miniera Marzoli non significa semplicemente venire a contatto con una serie di reperti del lavoro minerario, ma significa percorrere un luogo di memoria collettiva ancora viva e diffusa. Entrare in miniera equivale a varcare la soglia di un luogo diverso ove tutti i sensi sono pronti a cogliere ogni minima variazione. Il treno che conduce nelle viscere della montagna, nel regno delle perenni tenebre e dei “dannati al metallo” è il mezzo che permette di arrivare ad un’altra dimensione.
È un’esperienza affascinante, unica, irripetibile.
Il nuovo riallestimento 2011 propone riproduzioni visive e sonore che arricchiscono l’esperienza sensoriale all’interno delle gallerie.

 

Dopo la visita, trasferimento in Franciacorta per il pranzo presso un Agriturismo.

Pomeriggio: Visita del MAGLIO di OME:

Il maglio più antico dell’intera provincia è il Maglio Averoldi di Ome che, assieme al suo borgo, sorse nel 1155. Il maglio Averoldi rappresenta l’unica, vera testimonianza dell’antica arte della forgiatura del ferro rovente grazie alla quale si producevano attrezzi e pezzi d’arredo tra i migliori della provincia. Grazie all’impegno di appassionati e di cultori del mestiere del fabbro, il maglio è ancora in funzione ed è al contempo un importante museo didattico, così come un fondamentale tassello della tradizione valtrumplina.

Il Maglio Averoldi si trova in una zona dove c’erano, fino alla metà del XX secolo, numerosi mulini ad acqua, la cui attività era legata alla Roggia, la stessa che permetteva il funzionamento del maglio, per la lavorazione del ferro.

Qui c’è stata un’attività costante attraverso i secoli e l’ultimo a lavorare secondo le tecniche tradizionali, è stato Andrea Averoldi.

Si lavoravano soprattutto attrezzi per l’attività contadina (rastrelli, punte di pale, vanghe …)

Oggigiorno abbiamo un museo. (Ingresso a pagamento)

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 L’OGLIO E I SUOI CASTELLI – GIORNATA INTERA

Filo conduttore di questo itinerario, che permette di scoprire una zona ricca dal punto di vista artistico, ma poco conosciuta, è il FIUME OGLIO.

Fondamentale per l’economia di un tempo, prettamente agricola, ha rappresentato anche il confine di diverse proprietà, e perciò sono nati manieri, castelli e dimore signorili, segno di una forte presenza feudale. (Soprattutto quella dei Conti Martinengo).

Con il titolo “Castelli dell’Oglio” si indica, tuttora, una zona di confine, quella tra le province di Brescia, Cremona, Mantova, e il percorso proposto si svolge proprio seguendo il corso del fiume stesso e non la divisione amministrativa.

L’itinerario prende avvio da ORZINUOVI, la cui Rocca è oggi l’unica testimonianza del complesso sistema difensivo, che faceva del borgo uno dei più importanti centri fortificati della pianura: sono ancora visibili due dei quattro torrioni angolari, il torrione dell’orologio … monumento a carattere militare e di lettura complessa … alterato nella sua forma originale, dopo l’800, quando ha perso, appunto, l’uso militare.

Proseguiamo per SONCINO, l’altro centro più importante della zona, dove la Rocca è fra le più notevoli e meglio conservate in Lombardia. Edificata dagli Sforza e diventata possedimento spagnolo, è interamente visitabile.

Anche il centro storico è particolarmente interessante, con la cinta muraria, la Torre dell’Orologio, la Stamperia Ebraica e le Chiese … il tutto in un’atmosfera medievale.

Prevedere ingressi alla Rocca e alla Stamperia ebraica   http://www.prolocosoncino.it

Ci si sposta poi nel Comune di Borgo San Giacomo, località Padernello

Pranzo (In un’osteria, che sembra fosse, nel ‘600, un punto di ristoro dei feudatari dei Nobili Martinengo)

Il Castello di PADERNELLO è tuttora circondato da un fossato colmo d’acqua, con la torre, il ponte levatoio e il mastio centrale. Questa era una dimora dei Martinengo.

(Da qualche anno, è stata fatta un’opera di restauro davvero straordinaria!) http://www.castellodipadernello.it

Si finisce la giornata con VILLACHIARA, anch’essa proprietà dei Martinengo, che si inserisce in un quadro tipologico fra Castello e Palazzo Signorile, a pianta quadrangolare non chiusa, (visita esterna) e BARCO, residenza fortificata voluta da Giovanni Francesco Martinengo, famosa nel passato per il bellissimo giardino, è riccamente dipinta all’interno (visita esterna).